Alimentazione corretta

Bioterapia nutrizionale


Qual'è l'alimentazione corretta?

Questa è la domanda che tutti noi ci siamo fatti almeno una volta nella vita, e non sempre abbiamo trovato una risposta che potesse soddisfare la nostra logica, le nostre appetenze, la nostra etica o le nostre necessità individuali.

Dopo aver passato 16 anni nel campo dell'alimentazione, studiando e provando tutte le diete possibili, mi sono accorto che quello che una determinata dieta professava come corretto, un'altra lo apostrofava come errato. E da un punto di vista logico scientifico, avevano spesso entrambi ragione. Questo mi confondeva le idee.

Nel campo della pratica sportiva ho potuto sperimentare per lungo tempo le differenze energetiche e le capacità performanti di diversi modelli alimentari. Stessa cosa è accaduta nella mia pratica fisioterapica e osteopatica, nei percorsi riabilitativi e nelle patologie ortopediche e neurologiche.

Ho sperimentato in prima persona per molti anni tutte le diete che ho studiato e proposto ai miei pazienti, atleti, e conoscenti. Ma era sempre presente il dubbio, per una mancanza di coerenza fisiologica o anche solo biodinamica, nel senso steineriano del termine.

L'unica scuola di pensiero che ho trovato chiara, semplice e "coerente" con i principi della fisiologia umana è stata quella Ayurveda. Ma è anche distante dalla nostra cultura e dalle nostre abitudini alimentari.

La Bioterapia Nutrizionale è l'approccio Ayurvedico occidentale. Questo metodo, messo a punto dalla dottoressa Arcari Morini, segue i principi della Medicina Tradizionale Cinese e della Fisiologia umana, avvalendosi di uno studio meticoloso dei piatti tipici regionali italiani, e integrando tutto questo in un modus operandi che non solo rispetta le necessità metaboliche individuali, ma adempie gradevolmente agli scopi prefissati, che siano dimagranti, performanti, rimodellanti, terapeutici o preventivi.

Di fatto, ognuno di noi è diverso dagli altri, nei comportamenti, nelle reazioni agli avvenimenti, nei piaceri e nei dispiaceri, nel corpo, nella mente e nelle emozioni. Questa diversità individuale è importante per comprendere il fallimento di quei regimi alimentari, di quelle diete e di quelle associazioni alimentari che fanno di tutta l'erba un fascio. Questi modelli nutrizionali, quando validi, possono andare bene come modelli di igiene alimentare, ma non sono sufficienti nei casi di uno specifico bisogno individuale, perché non prendono in considerazione le particolari esigenze metaboliche, la costituzione di base e quelle associate, le peculiarità fisiologiche e le carenze energetiche degli organi interni e dei visceri corrispondenti.

La fisiologia umana è molto chiara nelle sue funzioni, complessa ma non complicata, e se compresa nella sua interezza operativa individuale, può guidare e facilmente consigliare le corrette associazioni alimentari.

Alcune regole base e i loro perché:

1) Preferire le proteine e le verdure crude nella prima parte della giornata (colazione e pranzo), mentre i carboidrati complessi (farinacei) e le verdure cotte (ripassate o all'agro) sono maggiormente indicate per la sera.

Questo perché sia le proteine che le verdure crude sono attivanti per il metabolismo energetico, e questa modalità fisiologica ci è utile nella parte più operativa della vita, quando l'interazione con l'ambiente circostante è al massimo della sua intensità. Oltre a questo fattore metabolico, bisogna considerare il lavoro epatico necessario alla scissione proteica e il successivo riallineamento degli aminoacidi, secondo il codice filogenetico umano. Per citare un meraviglioso film di Mel Brooks, Frankenstein Junior: "... un verme, con pochissime eccezioni, non è un essere umano." Per dire che il corredo genetico del pollo, del manzo, delle leguminose, del pesce delle uova e di tutte le proteine alimentari che abitualmente mangiamo, è diverso da quello umano. Il fegato deve quindi scindere i legami proteici, smontare gli aminoacidi che compongono le proteine e rimontarli seguendo il codice genetico umano, per ristrutturare i tessuti in accrescimento, quelli danneggiati o naturalmente invecchiati. Tutto questo lavoro, se svolto durante il riposo notturno, rischia di affaticare il fegato che sarà distolto dalle sue molteplici attività metaboliche, anaboliche e cataboliche. Quindi, a meno che non siate bambini, ragazzi in accrescimento, sportivi o affetti da una particolare patologia, sarebbe meglio evitare un carico proteico serale, preferendo i carboidrati complessi, gli amidacei e le verdure cotte.

Tutti i farinacei (carboidrati complessi) contengono discrete quantità di triptofano che, nel giro di una o due ore dall'inizio della digestione, viene trasformato in serotonina, un ormone che promuove la serenità e il sonno notturno. Le verdure cotte, come tutti i cibi cotti, sono particolarmente stimolanti per il sistema immunitario. Questo perché la degenerazione avviata dalla degradazione biochimica del calore altera la struttura originaria della pietanza, rendendola leggermente diversa dal suo aspetto biochimico naturale. La nostra lingua informa l'ipotalamo della composizione alimentare che viene riportata più volte sul palato, istruendo i processi digestivi inferiori (enzimi pancreatici, duodenali ed epatici) della particolare composizione alimentare in arrivo. Così facendo il sistema digestivo funziona in maniera ottimale. Quando un cibo è alterato dalla cottura, il sistema ipotalamo-digestivo riconosce l'alimento come potenzialmente pericoloso e attiva una serie di processi difensivi che servono a migliorare l'assimilazione e a difendere l'organismo da infezioni, infiammazioni e quant'altro. Quest'attivazione immunitaria è maggiormente utile la sera, quando l'organismo si predispone al ripristino delle fatiche diurne, attivando tutti i sistemi rigenerativi e difendendosi da potenziali intrusioni batteriche o virali. Una specie di antivirus che ci difende da spiacevoli intrusioni durante la navigazione in rete.

2) Cercare di non bere, o bere molto poco durante i pasti, per non diluire gli acidi e gli enzimi digestivi, rallentando i processi biochimici messi in atto dall'intestino. Bere solo se si ha sete e non perché "fa bene", altrimenti si rischia di affaticare i reni, impegnandoli eccessivamente in un lavoro di filtraggio non idoneo alla loro situazione metabolica. Non a caso gli unici medici che dicono che un eccesso di acqua fa male ai reni sono proprio i nefrologi. I reni sono i ministri dell'energia organica e se vengono affaticati eccessivamente, la nostra energia sarà in pericolo, o nel breve o nel lungo termine.

L'acqua che il nostro organismo predilige è l'acqua di vegetazione contenuta nella frutta e nella verdura, ma anche in tutti gli altri alimenti come le proteine e i grassi, Noi stessi siamo composti di una percentuale di acqua che varia dal 60 all'80%. Quest'acqua di vegetazione è in grado, grazie alla sua particolare composizione organica, di penetrare all'interno delle nostre cellule, idratando e nutrendo il nostro corpo. Invece, l'acqua oligominerale che abitualmente compare sulle nostre tavole, riesce a raggiungere il compartimento cellullare solo in caso di marcata disidratazione in quanto, essendo composta di sali "inorganici" raccolti direttamente dalla terra, non ha la composizione "organica" dell'acqua contenuta negli alimenti.

L'acqua oligominerale è convogliata direttamente nel circolo ematico, aumentando la pressione, impegnando i reni che sovraintendono la volemia, e rallentando i processi digestivi.

Queste regole base sono delle indicazioni di massima, che devono necessariamente inserirsi nel contesto individuale della persona, prendendo in considerazione fattori come l'età, l'attività fisica e mentale, la presenza di stati patologici, il sesso, il peso, e altre possibili condizioni. Alle volte le regole base sopra descritte possono essere modificate, integrate o invertite, secondo i casi.

Velluta di pomodoro
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Salmone scottato
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Mele verdi
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Frutta e verdura di stagione
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Pasta pomodoro e basilico
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Pane lardo e salsa di curcuma
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Scelte consapevoli
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